La valutazione del merito creditizio

La valutazione del merito creditizio

La valutazione del merito creditizio 150 150 Giovanni Pianca

Nel 2017 con l’ introduzione per le banche del principio contabile internazionale IFRS9 (“Strumenti finanziari”), nella valutazione del merito creditizio (e quindi della solvibilità del cliente) queste sono passate da una valutazione a posteriori ad una valutazione prospettica del deterioramento creditizio (la cosiddetta ottica “forward-looking”).

In tal modo i crediti vengono classificati ai fini della valutazione delle perdite durevoli (e dei conseguenti accantonamenti) in 3 classi (“stages”) in funzione del rischio di credito del cliente:

  • stage 1 (credito “performing”), che comprende gli strumenti finanziari soggetti a basso rischio o ad un aumento del rischio di credito non significativo;
  • stage 2 (credito “underperforming”), al verificarsi di un significativo deterioramento del merito creditizio, che pertanto rappresenta una vera e propria allerta per la banca; tale deterioramento si presume qualora lo strumento sia scaduto da 30 giorni o più.

Questi 2 stages rappresentano i crediti “in bonis”, quindi non deteriorati. Si vuole tuttavia evidenziare che nello stage 2 sono inclusi pure i crediti oggetto di concessione o di rinegoziazione. Si badi che determinati eventi comportano la riclassificazione di un credito da stage 1 a “underperforming” (stage 2), quali a titolo di esempio:

  • moratorie o sospensione per un periodo non inferiore a 6 mesi nel pagamento di rate di un mutuo;
  • allungamento del piano di ammortamento di un mutuo;
  • presenza di pregiudizievoli (protesti, pignoramenti, iscrizione di ipoteche giudiziali, sequestri, altri atti esecutivi o cautelari disposti dal Tribunale, iscrizione di ipoteche legali da parte dello Stato o dell’Agenzia delle Entrate);
  • deposito di istanza per l’accesso alla composizione negoziata della crisi o a strumenti per la regolazione della crisi o dell’insolvenza;
  • significativa riduzione del patrimonio netto o patrimonio netto negativo;
  • elevato incremento del rapporto di indebitamento;
  • DSCR non sostenibile;
  • peggioramento del rating a seguito di pubblicazione del nuovo bilancio;
  • parere negativo o riserve da parte dell’organo di controllo in sede di relazione al bilancio o mancata certificazione;
  • variazione della forma giuridica che comporti la decadenza dell’organo di controllo.

 

  • stage 3 (credito “non performing”), allorché vi siano oggettive evidenze di impairment; questo stage coincide con i crediti deteriorati e in esso è inclusa la clientela cosiddetta “UTP” (“unlikely to pay”); in questo caso la perdita viene calcolata con riferimento all’intera durata residua dello strumento (come per lo stage 2), ma analiticamente per ogni posizione. Gli interessi vengono calcolati scontando i flussi netti (anziché lordi, come negli stages 1 e 2) dell’esposizione per il tasso di interesse effettivo.

Per i crediti in stage 1 la banca valuta le perdite attese su un orizzonte temporale di 12 mesi, mentre per quelli in stage 2 e 3 tale valutazione si estende per l’intera durata (residua) dell’attività, anche in considerazione degli scenari macroeconomici e settoriali previsti.

Alla banca viene perciò richiesta una valutazione del merito creditizio previsionale, al fine di adeguare tempestivamente il valore dei crediti in funzione del peggioramento del rischio di credito. Ogni variazione (anche positiva) nelle perdite attese al momento della rilevazione iniziale (o precedente) va imputata a conto economico.

Pertanto non viene più richiesto il concreto manifestarsi di un evento negativo, essendo sufficiente un significativo incremento del rischio (secondo il principio che non si deve più attendere la concreta manifestazione della perdita, ma prevederla al fine di poterla gestire in modo proattivo).

 







    Usando questo form acconsenti alla conservazione dei tuoi dati da parte del sito studiopianca.eu

    Leggi e Accetta la Privacy Policy